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Perché qual è si scrive senza apostrofo?

Quante volte capita di chiedersi se sia più giusto scrivere qual è o piuttosto qual’è?

Scopriamo insieme il modo più corretto per scriverlo.

Iniziamo già col dire che la corretta grafia in italiano è: qual è, cioè senza alcun segno grafico tra le i due grafemi, poiché si tratta di un troncamento e non di un’elisione.

Ma qual è la differenza tra elisione e troncamento (o apocope)?

ELISIONE

L’elisione si ha ogni volta che la vocale finale di una parola viene soppressa poiché la parola successiva inizia anch’essa per vocale.

L’elisione si segnala graficamente con l’apostrofo, differentemente da quanto succede con il troncamento (in disparte le eccezioni di cui si dirà).

In taluni casi l’elisione è obbligatoria, come nel caso dell’articolo singolare maschile determinativo (non indeterminativo) , quando è seguito da una parola che inizi per vocale.

L(o)’ albero

L(o)’ ombrello

Se si tratta invece di sostantivi femminili, l’elisione vi è quasi sempre, ma non è obbligatoria, solo facoltativa. In questo caso la regola vale sia per gli articoli determinativi che per quelli indeterminativi.

La amaca o l’amaca

La azalea o l’azalea

Una attrice o un’attrice

Una alterazione o un’alterazione

Una elisione o un’elisione

 

APOCOPE

L’apocope viene detta anche troncamento.

In realtà non si esprime quasi mai con un segno grafico, a parte in alcuni casi, che sono però un’ eccezione. Si tratta piuttosto di una evoluzione linguistica di origine eufonica, dettata dall’esigenza di troncare una sillaba o una vocale o una consonante finale di una parola.

L’utilizzo o meno di forme troncate rientrano spesso in scelte stilistiche personali e discrezionali.

Innanzitutto non dobbiamo dimenticare che l’italiano affonda le radici nella lingua latina.

Esistono infatti alcune parole che derivano dall’antica lingua dei romani, e che sono arrivate a noi in forme tronche, sebbene vengono considerate forme completamente piene.

Si tratta di parole come città o libertà o virtù (che derivano da cittade, libertade, virtude).

In tutti questi casi è venuta meno la sillaba de, il cui oramai lontano troncamento; ne resta traccia solo nell’accento sull’ultima lettera di tutte e tre le parole indicate.

Le versioni non tronche sono ad oggi del tutto obsolete, e richiamano piuttosto campi letterari e poetici.

Talune parole possono essere troncate in un particolare utilizzo, sempre per evitare spiacevoli cacofonie. È il caso di espressioni come fior fiore, bel bello, man mano.

In alcuni casi il troncamento è obbligatorio.

È l’ipotesi di alcuni aggettivi maschili (buono, santo, bello) quando sono riferiti e quindi seguiti da nomi che iniziano per consonante e sono preceduti dagli articoli il e un.

Un buon(o) partito

Il San(to) Paolo

Un bel(lo) quadro

In altri casi non vi è fatto obbligo di apocopare, ma si può scegliere di farlo.

Un gran(de) lottatore

Bisogna però sottolineare che sia santo che grande, se sono seguiti da una parola che inizi per vocale non si troncano più, ma si elidono.

In quel caso, cadrà l’ultima vocale e al suo posto, graficamente, ci sarà un apostrofo.

Sant’Antonio

Grand’uomo

Spesso ci può essere un troncamento in casi in cui vi sono un aggettivo e un sostantivo (o due aggettivi) di seguito, in cui il primo termina con la desinenza -le o –re.

Nazional-popolare

Radical-chic

Altro esempio diffuso di troncamento è nel caso di frate o suora.

Suor Gertrude

Fra Dolcino

Altri casi ancora possono aversi nella toponomastica:

Val(le) di Fassa

Val(le) Gardena

Pian(o) del Gallo

Talvolta ci può essere troncamento anche nei sostantivi quando sono usati come titoli e sono seguiti da un nome proprio.

Dottor(e) Stranamore

Professor(e) Manfrellotti

L’articolo indeterminativo uno, seguito da una parola che inizi per vocale, subisce un troncamento e non un’elisione. Pertanto non ci deve essere alcun apostrofo.

Un accento

Un apostrofo

Da un punto di vista grafico si è detto che esistono delle eccezioni, delle parole cioè che sono troncate e non elise e ciò nonostante devono essere scritte con l’apostrofo. E allora:

poco diventa po’ (me ne dai un po’?)

modo diventa mo’ (ti muovi a mo’ di gambero)

In ogni caso l’elisione si ha solo nel caso della caduta di una vocale dinanzi alla vocale iniziale della parola successiva. Negli altri casi si deve parlare di apocope vocalica.

Questo è il motivo per cui quando si scrive qual è non si deve aggiungere alcun apostrofo, simbolo grafico che si è detto richiamare l’elisione.

Qual è in realtà è una forma tronca della parola quale, che può essere utilizzata apocopata anche senza una parola successiva che inizi per vocale.

Qual buon vento ti porta da queste parti?

Lo stesso discorso si deve fare per l’espressione qual era.

Diverso è invece “qual’erano” che prevede l’apostrofo, che segnala un’elisione che deriva da qualI erano.

È bene sapere che non importa quanto spesso e volentieri possa capitare di leggere qual è con l’apostrofo: la diffusione di questo tipo di scrittura, cioè, non rende corretta una forma che è sicuramente dal punto di vista ortografico e grammaticale scorretta.

Oramai anche voi sapete qual è la forma corretta!

 

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